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domenica 14 febbraio 2016

LA RECESSIONE ECONOMICA E SOCIALE



      

                                    LA  RECESSIONE  ECONOMICA  E  SOCIALE

La  “ recessione  economica “  , che  sta  investendo  molti  Paesi  in tutto  il  mondo ,  è un  fenomeno  che può derivare  da  due  generi di motivi :
a ) da un calo di produttività  determinato  da  condizioni  sfavorevoli  ad  investimenti in attività di lavoro ;
b )  da  un  calo  dei  consumi , determinato da una diminuzione della domanda , anche  in presenza di  una  produzione ancora sostenibile.
In entrambi i casi ,   il  fattore  principale  che  li determina  è  quello di natura “ economico-finanziaria “ ;  per  meglio dire ,  è  la  “politica economica “ di  un  Governo   , che , se non corretta , si rivela  come concausa della recessione , congiuntamente agli effetti prodotti da  un  sistema , a livello globale , che  agisce  nel  mondo finanziario , monetario e azionario , con attività puramente speculative .
Riguardo alla produttività , la produzione di beni e servizi ,  il calo può determinarsi attraverso  imposizioni fiscali molto onerose , carenze  di progettualità , mancanza di regole a tutela della qualità dei prodotti  , a garanzia  di una regolare competitività;
Riguardo  ai consumi , cioè alla domanda , la causa del calo può attribuirsi  ad una cattiva , iniqua gestione politica  delle risorse  economiche ed umane , nonché  a  irrigidimenti  del  sistema bancario  nella erogazione dei prestiti  nei confronti di imprese e di famiglie ;  fattori entrambi che generano  deflazione , profondi squilibri fra ceti sociali  e quindi disoccupazione , povertà ;
Non  può essere vero che  la disoccupazione sia un fenomeno che derivi  solo dalla impossibilità reale di offerte di lavoro , in quanto che , basta volerlo vedere , di possibilità di lavoro ve ne sono sempre e per tutti ; né possono essere avanzate giustificazioni  sul fatto che non sono sufficienti le risorse finanziarie pubbliche , in quanto che , se  i progetti  su  opere produttive di beni e di servizi pubblici sono tecnicamente ben strutturati ,  ad  essi corrispondono sempre  riscontri remunerativi  di tipo economico-finanziario , oltre che dal punto di vista sociale .  
 Nella vita sociale di una comunità le esigenze di miglioramento  e di sviluppo non mancano mai ;   le iniziative di lavoro , anche se non riguardanti il settore della grande industria , possono essere trovate nel settore del terziario , delle infrastrutture in opere pubbliche, nella edilizia popolare  e in tante altre utili attività.  Chiaramente , investimenti economici e finanziari che siano tesi a rendere migliore la qualità della vita sociale  e a creare maggiori e migliori condizioni di sviluppo e di crescita per un Paese .

Tenuto conto che negli ultimi anni  in Italia  si è registrato un sensibile  calo demografico , un numero inferiore di nascite rispetto alle morti , l’ aumento del numero di cittadini anziani e vecchi rispetto ai giovani  ha determinato inevitabilmente un aggravio degli oneri  pubblici  di spesa  previdenziale , nonché assistenziale , per quanto riguarda le pensioni calcolate con il sistema retributivo ,  con la prospettiva  di un progressivo decremento degli  importi pensionistici riguardo alle pensioni calcolate con il nuovo sistema contributivo.
 Infatti , le differenze  proporzionali  quantitative fra nascite e morti , congiuntamente alle  insufficienti possibilità di  impiego di lavoro specialmente per le classi giovanili , fanno sì che un  numero sempre maggiore di giovani  cerchi  e trovi occupazione in Paesi esteri , con la conseguenza  che andranno sempre più diminuendo  quelle risorse economiche  che dovrebbero derivare dai contributi previdenziali versati durante i rapporti di lavoro  e  che sono  necessarie a garantire nel futuro importi pensionistici  adeguati al costo della vita.
  In tale contesto , il fenomeno della migrazione  da quei  Paesi  che sono in guerra , verso il nostro Paese e in Europa ,  dovrebbe  costituire per l’Italia  non un problema , bensì una risorsa , sol che venga a determinarsi una vera  e  reale  politica economica e sociale , volta ad una graduale  integrazione dei migranti  sia dal punto di vista sociale che da quello  produttivo del lavoro  e nel  progettare e realizzare interventi di  attività  di  lavoro  in  opere  pubbliche , investendo le opportune risorse finanziarie  e agevolando sotto il profilo fiscale ogni attività che risulti produttiva per le imprese e per la vita sociale.

 Il settore bancario costituisce un ruolo  indispensabile , importantissimo , la cinghia di trasmissione  fra  l’apparato politico ,  pubblico-istituzionale , e  le  attività  private e sociali .  Soltanto se  le finalità del sistema creditizio sono principalmente rivolte  a  sostenere  investimenti produttivi di beni e servizi , possono  creare  un circuito virtuoso  fra  sistema finanziario  e attività  economiche di sviluppo industriale , commerciale , sociale .
 Infatti , se  diversamente gli obiettivi  del sistema bancario si rivolgono  principalmente  a quelli di tipo speculativo , finanziario , azionario ,  - così come sta accadendo da diversi anni nella maggior parte del sistema mondiale  bancario e di società finanziarie , sono e saranno inevitabili le  conseguenze negative  che colpiscono  e  mineranno  sempre più  non solo la stabilità del sistema stesso , ma anche – purtroppo – determineranno  sempre maggiori e  profondi e pericolosi sconvolgimenti  nei contesti sociali  e danni irrimediabili  nella economia di  imprese e di famiglie.    

sabato 13 febbraio 2016

MONDO FINANZIARIO E ECONOMIA REALE




                             MONDO  FINANZIARIO  E  ECONOMIA  REALE  

Aumenta  drammaticamente  il  divario  fra le  finalità  del  mondo  finanziario  e  la  economia  reale  a  livello globale.
Il sistema bancario globale rivela tutte le sue criticità , invischiato in operazioni finanziarie di tipo speculativo  e contestualmente bloccato nella circolazione di denaro nei confronti delle attività produttive di beni e servizi e degli investimenti  in  opere infrastrutturali  e  nell’economia del mondo reale.
In Italia  la situazione economica presenta uno stato di assai debole crescita del PIL   ( nonostante vi siano al momento fattori positivi per il basso costo del petrolio) , mentre ancora troppo elevato è il rapporto ( 130 ) riguardo al debito pubblico ( oltre 1.200 mld di euro ).
Il mondo delle imprese registra gravi difficoltà  a causa del forte calo  della domanda ( interna e estera ) , sia a causa degli oneri di natura fiscale  sia  per le complessità burocratiche , che per il loro eccessivo peso , ostacolano ogni tentativo di ripresa , di ristrutturazione , di investimenti  nel mercato privato e pubblico.
Il sistema bancario italiano , nonostante le dichiarazioni pubbliche da parte del Governo , attestanti la solidità delle banche stesse , registra anch’esso forti criticità , a causa degli investimenti definiti tossici , delle sofferenze dovute ai crediti non riscossi , chiuso in se stesso  per una  profonda sfiducia  nei confronti del mercato esterno e quindi in una condizione di stagnazione finanziaria.
Il  sistema Europa funziona male , irrigidito in una politica di rigore tecnocratico e  da ristrettezze di idee  , che stanno dando sempre di più prova di inefficienza  e di appiattimento  verso condizioni di depressione , di recessione , di paure , di  un  aggravamento allarmante  del divario fra ceti benestanti e fasce sociali sempre più povere, in specie riguardo ai Paesi economicamente più deboli , come Italia e Grecia .
Il Governo italiano , in tale contesto di crisi , si mostra come  schiacciato , quasi oppresso dalle  pressanti richieste europee di rispetto delle regole di bilancio , e  allo stesso tempo incapace di trovare al proprio interno soluzioni valide  , tramite interventi che finalmente riescano a ridurre sprechi di risorse pubbliche , a  ripristinare criteri di equità in campo fiscale e sociale , eliminare privilegi di caste , snellire gli apparati amministrativi e le norme burocratiche  ,  condurre una efficace lotta alla evasione fiscale e conseguentemente  ricavare le risorse economiche necessarie; soprattutto per realizzare  interventi che riescano a porre in essere progetti  e investimenti in importanti e produttive attività e opere pubbliche in tutto il territorio nazionale , con particolare attenzione riguardo alle regioni centro meridionali. 
Tutto questo ,  il Governo del nostro Paese dovrebbe urgentemente fare , per consentire alle risorse umane imprenditoriali di trovare significativi sbocchi e uscite dalla crisi,  unitamente ai sempre più necessari interventi  politici e di persuasione nei confronti del contesto Europeo ad aprirsi a politiche economiche più flessibili , anche se attente al controllo e a prevenire e combattere gli sprechi e ogni attività speculativa di natura illecita .
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Vengono riportati , qui di seguito ,  alcuni stralci delle notizie di stampa ( oggi 12 febbraio 2016 )  del quotidiano Il Sole 24 ore :
…( Sole 24/ore )…Bassa crescita globale, calo dei prezzi e mancanza di coordinamento tra le autorità rendono la crisi in corso forse meno grave di quella del 2008, ma ancora più intricata. Come allora l’epicentro è il sistema finanziario. Quello che fa una banca è finanziarsi a breve termine per poi impiegare quel denaro in prestiti a più lunga scadenza. Quanto maggiore è la differenza tra i tassi a lunga e quelli a breve e tanto più una banca guadagna. Con un’economia sull’orlo della deflazione, la redditività delle banche sparisce perché anche i tassi a lunga sono vicini a zero. La crisi bancaria a sua volta aggrava la depressione economica.……………………..La normalizzazione dei tassi non sarebbe arrivata e i dubbi sulla redditività delle banche si sono aggravati di colpo trascinando le Borse mondiali.
La Bce ha cercato di assicurare che avrebbe contrastato la deflazione con ogni mezzo. Mario Draghi ha dichiarato che non ci sono freni alla capacità di stimolo, né pavimenti che limitino il livello negativo dei tassi. In effetti, invece, le banche commerciali non riescono a trasferire sui clienti i tassi negativi e questo significa che le politiche dei tassi negativi aggravano le perdite delle banche fino a ridurre la loro capacità di credito all’economia.
Per le banche centrali sembra una situazione senza via d’uscita: non possono alzare i tassi, né ridurli senza gravi conseguenze.
Ma il beneficio di aver vissuto la crisi del 2008 è che qualcosa dovremmo averla imparata. Le autorità fiscali sanno che devono rilanciare la domanda in un contesto di stagnazione in cui la politica monetaria ha esaurito le proprie armi. Le banche sono in crisi infatti anche perché la debolezza della ripresa comporta che la domanda di credito sia mediocre. Magari accelera la domanda di mutui ma non quella di prestiti delle imprese, la cui debolezza si riflette nella scarsità di investimenti. Eppure solo l’aumento del volume dei crediti avrebbe potuto compensare la minor redditività delle banche dovuta al calo dei tassi.